La vera bellezza? Guardare come il dio Giano al passato e al futuro

Ieri mia figlia mi ha detto che Gennaio è il mese di Giano, il dio che guarda al passato e al futuro.

Questo mi ha fatto venire in mente alcuni best seller che aiutano ad affrontare il futuro con il piede giusto e ad avere successo nella vita. In questi libri, infatti, gli autori invitano a guardare avanti, senza mai voltarsi indietro, per evitare che l’attaccamento al passato, soprattutto quello infelice, non condizioni il presente né il proprio avvenire.

Ma come facciamo a dimenticare il passato? E soprattutto siamo certe che il passato debba (e possa) essere rinchiuso nella cantina del nostro cervello come si fa con le vecchie scartoffie?

Mi sono posta diverse volte questa domanda, anche pensando alla figura dell’estetista nei confronti della pelle di cui si prende cura.

 

La pelle: un libro di storia tutto da scoprire

La pelle di ciascun individuo ha una sua storia e un suo esposoma di cui non si può non tener conto. Il suo aspetto è in grado di narrare una storia sia di buone che cattive abitudini, è l’espressione emotiva di esperienze piacevoli o spiacevoli, di un vissuto di adattamento o disadattamento agli stimoli e allo stress.

Durante la progettazione del programma estetico, oltre all’obiettivo da perseguire, si dovrà quindi tener conto anche del suo passato. Solo così si riuscirà ad assicurare a quella pelle un ottimo futuro.

Daniel Lumera nel suo ultimo libro “Ecologia interiore” afferma che è possibile bonificare il proprio passato, trasformando le sue tossicità in carburanti sostenibili. Questi biocarburanti interiori non solo danno un senso a tutto ciò che è accaduto nella nostra vita, dal dolore più intenso all’amore più sublime, ma donano qualità al nostro presente e orientano costruttivamente il futuro.

Come una psicoterapeuta guiderebbe una paziente verso un futuro di consapevolezza dopo aver scavato a fondo per sciogliere vecchie matasse, allo stesso modo l’estetista deve indagare sullo stile di vita della persona ed educare a nuove abitudini che, nel corso del tempo, garantiranno un’ottima evoluzione dei tessuti.

Anche parlando di crescita personale, del nostro metodo di lavoro o dello stesso sviluppo del nostro settore, non dobbiamo archiviare totalmente il nostro passato. Significherebbe non rispettare le nostre radici. Dobbiamo piuttosto integrare ciò che è stato, trovando in esso lezioni di vita e virtù applicabili al presente.

Nell’antica arte giapponese Kintsukoroi, (che consiste nel riparare le ceramiche frantumate), quando un vaso va in mille pezzi i maestri artigiani riempiono le crepe sottili con pasta d’oro e argento.
Questa pratica insegna che anche le fratture del passato non si devono nascondere, bensì esaltare, perché le cicatrici dell’anima, come i fisiologici segni del tempo della pelle, mostrano tanto la fragilità quanto la forza di resistere.

Ecco, in questo sta la vera bellezza: nel guardare, come il dio Giano, ciò che siamo state e ciò che siamo oggi, per decidere chi vogliamo essere domani.

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